Cos’è la fisioterapia funzionale
Applicare la fisioterapia funzionale significa utilizzare manipolazioni lente e a bassa ampiezza di movimento in modo da aumentare la precisione manuale sul sito anatomico necessario da correggere e ottenere così un miglior risultato senza causare dolore o disagio al paziente.
Le mani rispettano in ogni istante i limiti e le barriere di rigidità del corpo inducendo la mobilità presente nei tessuti e favorendo così la correzione della disfunzione e il miglioramento della patologia. Infatti, con la terapia manuale funzionale, tramite lo stimolo meccanico vengono attivati dei processi biologici e biochimici autoriparatori intrinseci. Questi processi si innescano e continuano ad operare anche a distanza di giorni dalla terapia.
In sostanza le mani diventano uno strumento per riattivare i meccanismi di auto-guarigione propri del nostro corpo.
Quando inizio il trattamento manuale le frasi che più spesso mi dicono i pazienti sono “sembra che tu non stia facendo nulla, ma sento una sensazione di benessere”; “nessuno mi aveva mai toccato in modo da darmi questo estremo benessere”; “sento che stai andando proprio nei punti dove ci sono i miei fastidi” Questo perché utilizzare la terapia manuale funzionale significa muovere le mani in modo lento e ritmico agendo sui punti da dove origina la patologia.
In particolare le manipolazioni sono a bassa ampiezza di movimento, in modo da aumentare la precisione manuale sul sito anatomico.
A chi è rivolta la fisioterapia funzionale ?
Alle persone che presentano disfunzioni fisiologiche (mal di schiena da posizione o nei passaggi posturali) o traumatiche (colpo di frusta o cadute); perdita o eccessiva mobilità articolare, dolore ai muscoli e alle articolazioni, patologie muscolo-scheletriche e neurologiche centrali o periferiche, esiti chirurgici di fratture o di disfunzioni.
Questo approccio manuale “dolce” è fortemente consigliato soprattutto per quelle persone che hanno avuto esperienze negative o traumatiche con il contatto terapeutico manuale. I pazienti chinesiofobici (ovvero persone che hanno paura a essere manipolate) sono particolarmente indicati per questo tipo di terapia.
Si può, anzi si deve ottenere benessere senza passare attraverso il dolore. L’approccio manuale non può prescindere dal rispetto della persona nella sua globalità e dalla considerazione delle sue emozioni, del suo vissuto e della sua esperienza rispetto al problema.
I sintomi più frequenti che mi ritrovo a dover trattare e che hanno un’ottima risposta da questo approccio sono vari ma specifici allo stesso tempo:
- nevralgie del trigemino (dolore orofacciale);
- nevralgia del nervo occipitale (dolore retronucale e al vertice della testa);
- dolore e rigidità al collo con perdita di mobilità fluida;
- dolore alle spalle con difficoltà a muoverle nei movimenti estremi o dolore notturno;
- lomboscialtalgia associata o meno a sindrome faccettale (ovvero “il colpo della strega”);
- dolore all’anca e al bacino sopratutto notturno o che si verifica in seguito a sovraccarico articolare (sport o lavori pesanti e ripetitivi);
- dolore alle ginocchia spesso legato a sindrome rotulea o infiammazione/distrazione dei legamenti;
- sindrome del piriforme e tensione dei muscoli glutei e del muscolo ileopsoas;
- dolore alla pianta del piede e instabilità della caviglia.
Poi ci sono sintomi specifici del distretto testa-collo, da me trattati quotidianamente come:
- l’acufene somatosensoriale;
- l’instabilità e la dispercezione delle sensazioni propriocettive (senso di essere in barca, sentire che il terreno è gonfio, sentirsi cascare dal letto);
- disfunzione dell’articolazione temporomandibolare (dolore e rigidità dei muscoli masticatori, difficoltà a masticare o a deglutire, limite nell’apertura della bocca con o senza rumori tipo “click” o “crepitii” vicino all’orecchio, deviazione del mento quando si apre la bocca; bruxismo notturno o digrignamento)